Il dibattito non è nuovo. Bruxelles deve diventare la sede unica del Parlamento europeo, in modo da evitare la spola mensile verso Strasburgo? Una lettera aperta che formula questa richiesta è stata inviata lo scorso 16 marzo, dalla deputata europea liberale nederlandese Jeanine Hennis-Plasschaert, al Presidente della Repubblica francese, Nicolas Sarkozy. È un vecchio rituale: i deputati europei devono andare una volta al mese a Strasburgo. Se la maggior parte del lavoro di redazione e preparazione delle leggi si fa a Bruxelles, il voto avviene nella capitale alsaziana. Da anni, ormai, alcuni deputati europei chiedono la fine di questa transumanza mensile. L'ultima iniziativa? L'invio di una lettera a Nicolas Sarkozy da parte della nederlandese Jeanine Hennis-Plasschaert . Europa451 ha trovato i testi che si trovano alla fine di questo articolo. Si chiede (in inglese) al Presidente francese di prendere coscienza dello spreco di denaro che questa cosa rappresenta. Inoltre, da un punto di vista simbolico:
-Sicuramente Strasburgo è stato un simbolo positivo di riconciliazione tra Francia e Germania. Oggi però è solo l'esempio di spreco di denaro e burocrazia (The fact is however that the Strasbourg seat was once a very positive symbol, reuniting France and Germany, but has now become a negative symbol of wasting money and bureaucracy);
-Sono convinta che questo momento di crisi (finanziaria) sia l'occasione per portare avanti le nostre richieste e quelle dei contribuenti europei. Il doppio seggio non può essere giustificato un giorno di più. Gli occhi di troppi europei sono puntati su di noi (I am convinced that this moment of (financial) crisis is actually a time for expanding aspirations and thus meeting the expectations of the European taxpayers. The two seats cannot be justified another day. The eyes of many Europeans are upon us waiting for us to lead).
Questa iniziativa è sostenuta da altri 171 deputati che hanno co-firmato la lettera, il che corrisponde a un po' meno di un quarto dei parlamentari europei (la lista è in allegato). Una copia della lettera è stata anche inviata a Herman Van Rompuy, Presidente del Consiglio europeo. Gli argomenti sollevati sono gli stessi: Strasburgo costa, e costa caro (circa 200 milioni di euro all'anno solo per le spese di manutenzione e spostamento), non è una buona scelta dal punto di vista ecologico (per le emissioni prodotte con gli spostamenti), i parlamentari perdono tempo e, comunque, la maggior parte delle cose sono fatte a Bruxelles. Inoltre, il simbolo della riconciliazione franco-tedesca non giustifica più questo lusso, soprattutto in un'Europa a 27 che dovrebbe, invece, lottare contro gli sprechi e la burocrazia.
Ma è solo la Francia?
Ma perché rivolgersi a Nicolas Sarkozy? Perché la Francia è percepita come l'unico Paese che fa ancora ostruzionismo rispetto al Parlamento unico a Bruxelles, soggetto che chiede la modifica del Trattato e, quindi, l'unanimità. Se è vero che Parigi si è sempre mostrata recalcitrante all'idea di perdere il Parlamento europeo (per ragioni sì simboliche, ma anche economiche), c'è un altro Paese che non vedrebbe di buon occhio la sede unica a Bruxelles. Chi? Il Lussemburgo. Il Gran Ducato approfitta, infatti, in due modi di questa decentralizzazione delle istituzioni: prima di tutto dal passaggio sul suo territorio di numerosi funzionari europei che acquistano sigarette, profumi e alcol (meno cari che a Bruxelles). Ma, soprattutto, in Lussemburgo, ci sono ancora numerose amministrazioni minori europee (come l'ufficio stage, ad esempio), residui della Ceca, che rischierebbero di essere travolte dalla centralizzazione amministrativa. L'argomento resta quindi sensibile e viene risollevato regolarmente. Durante la Presidenza svedese la questione era stata posta da un giornalista a Cecilia Malmström, all'epoca Ministro svedese degli Affari europei (oggi Commissario agli Interni). La risposta: questo dossier non si tocca.
Ma perché rivolgersi a Nicolas Sarkozy? Perché la Francia è percepita come l'unico Paese che fa ancora ostruzionismo rispetto al Parlamento unico a Bruxelles, soggetto che chiede la modifica del Trattato e, quindi, l'unanimità. Se è vero che Parigi si è sempre mostrata recalcitrante all'idea di perdere il Parlamento europeo (per ragioni sì simboliche, ma anche economiche), c'è un altro Paese che non vedrebbe di buon occhio la sede unica a Bruxelles. Chi? Il Lussemburgo. Il Gran Ducato approfitta, infatti, in due modi di questa decentralizzazione delle istituzioni: prima di tutto dal passaggio sul suo territorio di numerosi funzionari europei che acquistano sigarette, profumi e alcol (meno cari che a Bruxelles). Ma, soprattutto, in Lussemburgo, ci sono ancora numerose amministrazioni minori europee (come l'ufficio stage, ad esempio), residui della Ceca, che rischierebbero di essere travolte dalla centralizzazione amministrativa. L'argomento resta quindi sensibile e viene risollevato regolarmente. Durante la Presidenza svedese la questione era stata posta da un giornalista a Cecilia Malmström, all'epoca Ministro svedese degli Affari europei (oggi Commissario agli Interni). La risposta: questo dossier non si tocca.
Ancora se ne era parlato durante l'estate 2008, quando il tetto del Parlamento è crollato:
Cosa dicono gli altri deputati?
Alcuni deputati promuovono quindi la sede unica, come questo inglese.
O chi è addirittura arrivato a lanciare dei volantini nel in un Parlamento (di Strasburgo) vuoto.
Ma che ne è del 75% dei deputati che non hanno firmato la petizione? L'iniziativa della Hennis-Plasschaert non raccoglie l'unanimità...
Jean-Sébastien Lefevbre
Europa451
Jean-Sébastien Lefevbre
Europa451
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