Sono numerose le proposte di riforma elettorale che sono morte prima di vedere la luce. Soprattutto la molto discussa eliminazione delle circoscrizioni uniche nazionali. L’idea era basta Sulla possibilità di copiare il modello di Francia, Italia o Inghilterra, con un territorio elettorale diviso in una dozzina di circoscrizioni per gli europei. Sarebbe servito ad avvicinare l’eletto ai suoi elettori in modo da assicurare, anche, più pluralismo, dando maggiori possibilità ai partiti regionalisti.
A questa idea si sono opposte la Germania, la Spagna e la Romania, paesi che hanno una circoscrizione unica nazionale alle elezioni europee e che, in questo modo, vedrebbero i loro grandi partiti perdere potere. “Inoltre i partiti nazionalisti hanno già abbastanza rappresentatività nel sistema elettorale spagnolo”, aggiunge Sergio Pascual, militante terzomondista che si lamenta del fatto che nel suo Paese i partiti di sinistra siano vittime si un sistema elettorale che dà quattro deputati ai nazionalisti catalani e solamente uno alla Isquierda Unita, anche se sull’intero Paese quest’ultima raccoglie più voti.
I rumeni, dal lato loro, non vogliono sentir parlare di una suddivisione della loro circoscrizione unica, perché con una riforma di questo tipo si darebbe potere alle numerose comunità nazionali “non rumene” nel Paese, come gli ungheresi o i moldavi. Si può osservare, inoltre, un moto contrario anche nei paesi che hanno uno spazio elettore diviso a livello nazionale. In Belgio, un paese federale che ha tre circoscrizioni, una lobby chiamata Gruppo di Pavia spinge per creare una circoscrizione federale. Herman van Rompuy, Presidente del Consiglio europeo, sarebbe d’accordo. Ma la cosa non sarebbe mai portata a livello europeo.
Fernando Navarro
Europa451