Uno dei punti sui cui la Presidenza spagnola dell’Ue deve investire maggiormente è la riforma elettorale. Tra le piste esplorate, quella di una circoscrizione europea comune, la riduzione da 4 a due i giorni di scrutinio e l'abbassamento dell'età elettorale. Ne parliamo con Andrew Duff.
Il Trattato di Lisbona è in rotta. Il Parlamento europeo ha appena triplicato le sue competenze di co-decisione e controllo sulla Commissione europea. Ma questo non sarà sufficiente per mettere in relazione il popolo europeo con la sua assemblea. Questa, almeno, l’opinione di Andrew Duff, deputato europeo inglese, responsabile del Rapporto per la riforma elettorale europea che "dovrebbe permettere di avere, nel 2014, delle elezioni completamente diverse".
Più soldi ai partiti politici europei
"Se diventiamo più responsabili, dobbiamo anche essere più rispettabili. Non credo che il Parlamento europeo possa essere più popolare. Bisogna, invece, fare in modo che che sia più apprezzato. Per fare questo bisogna dare più mezzi ai partiti politici europei, che sono il vero legame tra il popolo e il Parlamento", ci spiega Duff, al suo terzo mandato a Bruxelles. Queste riforme potrebbero inoltre permettere ai media – altro attore chiave per stimolare l’interesse nella politica europea – di essere in grado di coprire questi avvenimenti. Un’elezione che dura due giorni invece di quattro costa molto meno caro ed è più efficace in termini di attenzione dello spettatore. In ogni caso l’assenza di media strettamente europei resta preoccupante. "Se creiamo, oltre alle circoscrizioni già esistenti, altre superiori, europee, con dei candidati comuni per i 27 paesi, obbligheremo i partiti europei a fare campagna elettorale oltre le frontiere nazionali, con un discorso specifico in vista delle elezioni europee", aggiunge Duff. Tutto questo, precisando che i partiti federali europei, come il Popolare, i Socialisti o i Verdi, non sono ancora «delle serie organizzazioni di competizione elettorale». In effetti questi partiti sono ancora, oggi, in uno stato embrionale. Un esempio: mentre i dieci partiti europei più importanti hanno ricevuto, nel 2009, dieci milioni di euro per far campagna, due anni prima il solo partito di Sarkozy, l’Ump, ha speso 20 milioni di euro per le presidenziali francesi. Inoltre, i soldi spesi per i partiti europei sono a volte utilizzati per le campagne nazionali", ci dice un impiegato dell’ufficio comunicazione del Partito Popolare spagnolo. Un piccolo dettaglio vietato dalle norme comunitarie. Come fare allora? Con la creazione di un’autorità elettorale europea a Bruxelles che controlli le spese elettorali. E, ovviamente, ci vorranno più liquidi.
Al di là dei partiti, si tratta di arrivare agli europei che, dal 2004, decidono di andare in vacanza durante il week-end elettorale. Per questo pare che siano state prese più misure. Da un lato anticipare le elezioni di un mese: basta votare in giugno, quando molti paesi sono già in vacanza. La data perfetta sarebbe maggio. In secondo luogo, si potrebbe estendere il voto elettronico in tutti i paesi, in modo da facilitare la partecipazione. Ultima misura: abbassare il voto ai 16 anni. Che c’è di meglio che far perdere la verginità politica in un dibattito transnazionale e europeo?
Fernando Navarro Sordo
Europa451