Elias si trovava in viaggi in Medio Oriente nel marzo scorso, quando sono iniziate le manifestazioni in Siria. Da quel momento sono nati oltre 300 comitati di attivisti (Lccs), alcuni clandestini, che organizzano manifestazioni pacifiche e che documentano le violazioni dei diritti umani a Damasco. Questi comitati sono la colonna vertebrale del movimento di protesta. A causa della feroce repressione in molti, dalla Siria, si sono rifugiati in Libano, dove continuano l'attivismo per il loro Paese. Elias li ha incontrati e ha deciso di “unirsi” a loro.
A 31 anni ha lasciato il suo lavoro in una Ong che si occupa di ecologia: «In maggio mi sono trasferito a Beirut per andare ad aiutarli», occupandosi della Comunicazione Internazionale del Coordinamento dei Comitati locali.
L'idea di Adopt a Revolution è nata nel settembre scorso, quando gli attivisti siriani cercavano un mondo per coinvolgere nel loro lavoro la società europea. Elias è quindi tornato a Berlino dove, con un gruppo di volontari, ha dato vita all'equipe che ha lanciato, lo scorso dicembre, il sito, che ora è in tedesco, inglese, francese e arabo. «L'idea è quella di creare un ponte tra le società civili di Siria e Germania. È una sorta di “adozione”: sul sito è possibile scegliere un comitato locale specifico e versare una somma tutti i mesi. In quattro settimane abbiamo raccolto abbastanza per finanziare 15 comitati: abbiamo versato dai 500 ai 900 euro mensili ciascuno. Non ci aspettavamo un successo del genere». I comitati da sostenere non vengono scelti a caso: «Vengono selezionati esclusivamente se praticano resistenza passiva. Non finanziamo comitati che usano le armi. Ed è per questo che chiediamo al Coordinamento dei Comitati Locali di Beirut di consigliarci i gruppi da sostenere. Questo coordinamento si basa, innanzitutto, sulla non-violenza». Per Elias questo tipo di lavoro è esemplare: «Eccezion fatta per l'esercito ribelle siriano, i siriani continuano a manifestare in maniera pacifica da mesi, nonostante la repressione e le molte vittime. Bisogna che questo movimento possa andare avanti».
I fondi raccolti attraverso il sito vengono utilizzati per acquistare del materiale per manifestare, come pannelli e segnali; vengono anche acquistati strumenti per comunicare la rivoluzione, come macchine fotografiche o videocamere. Le donazioni vengono anche usate per trovare alloggi agli attivisti, per le connessioni Internet o per il cibo. «Non possiamo fare nessun bonifico verso la Siria, perché sarebbe troppo pericoloso per gli attivisti. Per questo mandiamo il denaro al Coordinamento, che lo fa passare dalle frontiere turche o giordane. Quando i gruppi locali lo ricevono ci devono rendicontare come lo hanno utilizzato. Questo per garantire la maggior trasparenza possibile».
Al di là di Adopt a Revolution, che mostra comunque un momento di impegno della società civile europea, secondo Elias l'Europa dovrebbe fare di più: «Da un lato la Germania e gli altri Paesi europei devono aumentare le pressioni sulla Siria, e dall'altra far partire aiuti umanitari per i rifugiati». Allo stesso tempo, stima Elias, «L'Ue dovrebbe agire presso la Turchia, la Russia e la Cina, perché cambino la loro posizione verso il regime siriano, in modo che le pressioni possano arrivare sia dall'interno che dall'esterno». Ma senza un intervento militare, cosa che farebbe della Siria «un'altra Libia».
Sergio Marx
europa451