Il 14 febbraio scorso, giorno di San Valentino, il Ministro del Turismo tunisino, Mehdi Houas, ha lanciato una campagna – pubblicità, Internet e social network – per rilanciare il settore turistico nel Paese, dopo le rivolte che hanno portato, il 14 gennaio scorso, alla caduta del regime del Presidente Ben Ali. L'idea di base si riassume in una frase: "I love Tunisia, the place to be now"; allo stesso tempo si vuole giocare sulla Rivoluzione con slogan come "Enfin libre de bronzer" (Finalmente liberi di abbronzarsi).
Il turismo in Tunisia rappresenta il 7% del Prodotto interno lordo e occupa, direttamente e indirettamente, un terzo della popolazione del Paese. Dalla fine delle rivolte il turismo è stato al centro di think tank per cercare soluzioni per rilanciare questo settore, trainante, dell'economia del Paese. La campagna è rivolta a tutti i Paesi, ma con particolare attenzione alla Francia, grande bacino di utenza per Tunisi (1,4 milioni di turisti ogni anno, contro i 530 mila italiani). «Il settore e le infrastrutture del turismo sono in attività e il livello di sicurezza è buono», ha dichiarato Houas alla stampa durante un viaggio in Italia mercoledì 16 febbraio.
Infatti, se la Farnesina continua a sconsigliare i viaggi in Tunisia (se non per motivi importanti), il Ministero degli Esteri francese ha già abbassato la guardia: consiglia ora di viaggiare sulle coste e a Djerba, ma resta cauto per quanto riguarda le destinazioni nell'entroterra. Stessa cosa per Germania, Inghilterra e Svizzera.
Francesca Barca
Europa 451
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