La scarpa che il cittadino curdo – con passaporto siriano – J.H., di 27 anni, ha lanciato a Recep Tayyip Erdogan a Siviglia lo scorso 21 febbraio è “stato un atto di inciviltà che non si sarebbe prodotto se in Turchia ci fosse democrazia e un minimo impegno sulla pace e i diritti umani”. A parlare è l'avvocato Luís Ocaña, incaricato di difendere ill giovane che ha aggredito il Premier turco al grido di “Viva il Kurdistan libero!”.
Si tratta di aggressione o insulto? Nel 2008 Muntazer al-Zaidi, il giornalista iracheno, che aveva rivolto lo stesso tipo di attenzione all'allora Presidente statunitense George Bush, era stato, ovviamente, arrestato e accusato di “vandalismo”. Al-Zaidi era stato originariamente condannato a tre anni per “vilipendio a capo di Stato straniero”, poi passati ad uno per buona condotta. È stato rilasciato nel dicembre 2009.
Si tratta di aggressione o insulto? Nel 2008 Muntazer al-Zaidi, il giornalista iracheno, che aveva rivolto lo stesso tipo di attenzione all'allora Presidente statunitense George Bush, era stato, ovviamente, arrestato e accusato di “vandalismo”. Al-Zaidi era stato originariamente condannato a tre anni per “vilipendio a capo di Stato straniero”, poi passati ad uno per buona condotta. È stato rilasciato nel dicembre 2009.
Il 21 febbraio scorso, durante la visita del Premier turco in Spagna, una scarpa gli è volata contro mentre rientrava in macchina. L'autore del gesto, rapidamente arrestato dalla polizia, è un giovane curdo di origine siriana. L'episodio è capitato la stessa settimana nella quale l'ex Presidente spagnolo, José María Aznar, ha mostrato il dito medio a uno studente che lo aveva accusato di essere un terrorista (sui fatti di Madrid del2004 e sulla guerra in Irak, ndr): “Uno è detenuto e in isolamento, l'altro no”, sostiene Luis Ocaña, è avvocato e specialista dei diritti umani. L'uomo critica la definizione stessa del crimine: secondo lui il fatto di lanciare una scarpa dovrebbe essere considerato come un insulto, non come un'aggressione. “Si tratta di un gesto simbolico, una protesta contro una situazione di violazione dei diritti dell'uomo contro un popolo di 40 milioni di persone”.
Detto questo, bisogna precisare che tutti i sistemi giuridici occidentali si fondano sulla distinzione tra integrità fisica e morale. Colpire qualcuno con un pugno o rompergli un osso è sanzionato in maniera più dura che il semplice insultato, questo che si sia Canada, in Spagna, in Venezuela o in Turchia. Invece, Luis Ocaña pensa, invece, che si tratti di una differenza nelle intenzioni: “Io non qualificherei il gesto come un'aggressione, perché una scarpa non è un'arma e non può fare del male a qualcuno”. Questo caso ci ricorda avvenimenti simili: verdure tirate contro gli attori teatrali o torte in faccia ai personaggi politici o dello spettacolo. Senza parlare della già citata scarpa contro Bush.
Una questione di Kurdistan
“Il fatto di essere curdo lo discrimina”, continua l'avvocato: qualunque spagnolo che avesse fatto una cosa del genere sarebbe già in libertà. “D'altronde, l'ex Capo del Governo spagnolo, Aznar, non è certo stato arrestato per il suo gesto, quando invece si tratta della stessa cosa”. “Ovviamente tirare una scarpa non è appropriato, ma resta proporzionato alla situazione che sta sopportando il popolo curdo e alle poche opzioni che hanno per potersi esprimere”, commenta Ocaña. La regione del Kurdistan è divisa tra Turchia, Iraq, Siria e Iran: attraverso diverse azioni politiche e militari, richiedono l'autodeterminazione dal 1806. Questo diritto, secondo più voci autorevoli, sarebbe loro accordato dalle risoluzioni 2625 e 1415 dell'Onu, e dal Trattato di Sèvres, firmato nel 1920 dopo la disfatta dell'Impero Ottomano dopo la Prima Guerra Mondiale. Ma gli interessi strategici contano molto di più delle aspirazioni all'indipendenza: il Kurdistan raggruppa la maggior parte delle riserve petrolifere dell'Iraq, dell'Iran e della Siria. Inoltre, il principale partito indipendentista, il Pkk è sulla lista delle organizzazioni terroristiche dell'Unione europea, degli Usa e della Turchia. Tra l'altro il 26 febbraio scorso in Italia la polizia ha smantellato una rete che organizzava giovani guerriglieri destinati ad ingrossare le fila del Pkk.
E una questione di immigrazione
A difendere l'autore del gesto, oltre al suo avvocato, è arrivata la comunità curda spagnola e numerose Ong e associazioni per la difesa dei diritti dell'uomo. Il giovane vive in Spagna dal 2005 e, anche se non ha documenti, lavorava come cameriere e aveva appena aperto una procedura per ottenere la residenza. Secondo Ocaña “rispetta tutti i requisiti richiesti dallo Stato spagnolo”. Dal lato polizia, invece, la reazione è diversa: è stato chiesto di commutare la sua eventuale pena con l'espulsione verso la Siria. Per Luis Ocaña, il caso curdo mostra che in Europa “i giudici la fanno ancora da padroni e applicano spesso la dottrina penale de nemico. L'Ue dovrebbe essere paladina dei diritti dell'uomo sia per quel che riguarda la politica interna, sia per quella estera”.
Fernando Navarro Sordo
Europa451