Il prossimo 9 giugno l'Olanda si recherà alle urne per le elezioni anticipate dopo la caduta, nel febbraio scorso, del Governo di coalizione retto dal cristiano-democratico Jan Peter Balkenende. Dopo che le giovani promesse della politica di destra e di sinistra – Wouter Bos e Camiel Eurlings – hanno abbandonano la battaglia, sono i vecchi di sempre a competere. All'ordine del giorno ora non ci sono più gli immigrati mussulmani come si era inizialmente temuto, ma la crisi economica. E Wilders perde consensi.
Nei Paesi Bassi c'è una tendenza ormai confermata: «Gli elettori, soprattuto i più giovani, decidono a chi dare la loro preferenza tre giorni prima delle elezioni. E solo il giorno prima decidono se effettivamente andare a votare o stare a casa a leggere il giornale», dice Arrie Vies, portavoce dei giovani cristiano-democratici (Cda), il Partito del Primo Ministro uscente Jan Peter Balkenende. È quello che gli analisti definiscono come “Obama spare”, l'ultimo slancio in campagna elettorale.I dibattiti televisivi e la stampa trasmettono uniformemente i messaggi di tutti i partiti per il prossimo 9 giungo: socialdemocratici, democristiani, liberali e conservatori continuano comunque a dominare una scena politica sempre più frammentata. Il risultato finale sarà deciso nelle ultime 72 ore. Come ormai abitudine in tutta Europa le elezioni nazionali negli ultimi anni stanno assumendo sempre più un profilo a “bassa intensità”, che si anima gli ultimi tre giorni.
Votare? Come scegliere tra birra e vino
Il denominatore comune resta la frammentazione e l'imprevedibilità: «Soprattutto tra i giovani oggi si decide il voto come al ristorante si decide tra la birra e il vino», dice Bob van den Bos, sociologo e eurodeputato per il partito liberale D66. «I giovani non hanno una preferenza assoluta e non si sentono vincolati da quella espressa la volta precedente: si vota per istinto piuttosto che sulla base di valori, come avveniva nelle precedenti generazioni. Questo è il risultato della cultura della televisione e dei socia-network». I tre maggiori partiti continuano a dominare i sondaggi, sono quelli che controllano meglio il dibattito sull'economia e sono ritenuti più affidabili perché hanno già, con il precedente Governo, saputo prendere le misure necessarie – e dolorose – per affrontare la crisi. Gli olandesi, infatti, hanno capito che queste misure sono indispensabili: taglio dei bilanci, allungamento dell'età pensionabile, congelamento dei salari dei dipendenti pubblici e aumento delle tasse: tutti argomenti che il Partito della Libertà di Geert Wilders o quello dei Verdi (Groenen) non sanno affrontare. «Ci opporremo ai tagli sulla politica ecologica minacciati dai cristiano-democratici», dice Najhof Henk, Presidente dei Verdi, anche se ammette: «Le persone sono alla ricerca di candidati affidabili e Job Cohen (ex sindaco di Amsterdam e candidato laburista) èl'immagine di uno statista in grado trovare il consenso tra le varie forze in campo».
L'isteria di Wilders
Negli ultimi mesi i Paesi Bassi hanno vissuto l'isteria del Pvv di Wilders, con la sua propaganda anti-islamica e anti europea: un cocktail di nazionalismo, xenofobia conditi con la tolleranza omosessuale e una politica sociale piuttosto “socialista”. Questa strategia per un po' ha funzionato, tanto da farlo salire nei sondaggi, anche se la tendenza degli ultimi giorni lo vede al quarto posto. Questo perché i partiti più grandi sono riusciti sono riusciti a riportare la discussione sul debito pubblico e la crisi economica, per evitare situazioni come la greca, la spagnola, o la portoghese. La novità è che il discorso liberal-conservatore di “severità nei confronti dell'immigrazione, degli atti di vandalismo e sull'austerità”, sta permeando l'elettorato e potrebbe ottenere risultati sorprendenti, soprattutto perché il suo leader, Mark Rutte, afferma che «accordi con i socialdemocratici sono impossibili».
La minaccia di un aumento dell'età pensionabile a 67 anni potrebbe mobilitare l'elettorato in ritardo del Partito socialista, dei socialdemocratici e della sinistra liberale del D66, soprattutto i più giovani. Proprio perché questo modello sembra loro ingiusto, lo stesso che si vuole imporre ora alla Grecia: «Non è giusto aumentare l'età pensionabile per tutti perché in questo modo sono i giovani a pagare», ammette il democristiano Arrie Vies. «In Grecia l'età media per la pensione era 55 anni: uno scandalo che ne spiega la scarsa produttività. E ora sono i giovani a pagare; l'età pensionabile andrebbe aumentata solo ai vecchi», incalza il giovane centrista. «Il cuore della questione», spiega Kees Aarts, politologo all'Università di Twente, «è che il debito accumulato deve essere risanato nei prossimi venti anni, dieci o cinque» . Per cui, aggiunge Van den Bos, per Wilders «queste elezioni andranno male». A suo avviso «Wilders ha esagerato la questione islamica e il vandalismo: gli elettori sono coscienti del problema, ma sanno anche che Job Cohen potrebbe affrontare il problema senza slanci islamofobi».
Fernando Navarro Sordo
Europa451
Nei Paesi Bassi c'è una tendenza ormai confermata: «Gli elettori, soprattuto i più giovani, decidono a chi dare la loro preferenza tre giorni prima delle elezioni. E solo il giorno prima decidono se effettivamente andare a votare o stare a casa a leggere il giornale», dice Arrie Vies, portavoce dei giovani cristiano-democratici (Cda), il Partito del Primo Ministro uscente Jan Peter Balkenende. È quello che gli analisti definiscono come “Obama spare”, l'ultimo slancio in campagna elettorale.I dibattiti televisivi e la stampa trasmettono uniformemente i messaggi di tutti i partiti per il prossimo 9 giungo: socialdemocratici, democristiani, liberali e conservatori continuano comunque a dominare una scena politica sempre più frammentata. Il risultato finale sarà deciso nelle ultime 72 ore. Come ormai abitudine in tutta Europa le elezioni nazionali negli ultimi anni stanno assumendo sempre più un profilo a “bassa intensità”, che si anima gli ultimi tre giorni.
Votare? Come scegliere tra birra e vino
Il denominatore comune resta la frammentazione e l'imprevedibilità: «Soprattutto tra i giovani oggi si decide il voto come al ristorante si decide tra la birra e il vino», dice Bob van den Bos, sociologo e eurodeputato per il partito liberale D66. «I giovani non hanno una preferenza assoluta e non si sentono vincolati da quella espressa la volta precedente: si vota per istinto piuttosto che sulla base di valori, come avveniva nelle precedenti generazioni. Questo è il risultato della cultura della televisione e dei socia-network». I tre maggiori partiti continuano a dominare i sondaggi, sono quelli che controllano meglio il dibattito sull'economia e sono ritenuti più affidabili perché hanno già, con il precedente Governo, saputo prendere le misure necessarie – e dolorose – per affrontare la crisi. Gli olandesi, infatti, hanno capito che queste misure sono indispensabili: taglio dei bilanci, allungamento dell'età pensionabile, congelamento dei salari dei dipendenti pubblici e aumento delle tasse: tutti argomenti che il Partito della Libertà di Geert Wilders o quello dei Verdi (Groenen) non sanno affrontare. «Ci opporremo ai tagli sulla politica ecologica minacciati dai cristiano-democratici», dice Najhof Henk, Presidente dei Verdi, anche se ammette: «Le persone sono alla ricerca di candidati affidabili e Job Cohen (ex sindaco di Amsterdam e candidato laburista) èl'immagine di uno statista in grado trovare il consenso tra le varie forze in campo».
L'isteria di Wilders
Negli ultimi mesi i Paesi Bassi hanno vissuto l'isteria del Pvv di Wilders, con la sua propaganda anti-islamica e anti europea: un cocktail di nazionalismo, xenofobia conditi con la tolleranza omosessuale e una politica sociale piuttosto “socialista”. Questa strategia per un po' ha funzionato, tanto da farlo salire nei sondaggi, anche se la tendenza degli ultimi giorni lo vede al quarto posto. Questo perché i partiti più grandi sono riusciti sono riusciti a riportare la discussione sul debito pubblico e la crisi economica, per evitare situazioni come la greca, la spagnola, o la portoghese. La novità è che il discorso liberal-conservatore di “severità nei confronti dell'immigrazione, degli atti di vandalismo e sull'austerità”, sta permeando l'elettorato e potrebbe ottenere risultati sorprendenti, soprattutto perché il suo leader, Mark Rutte, afferma che «accordi con i socialdemocratici sono impossibili».
La minaccia di un aumento dell'età pensionabile a 67 anni potrebbe mobilitare l'elettorato in ritardo del Partito socialista, dei socialdemocratici e della sinistra liberale del D66, soprattutto i più giovani. Proprio perché questo modello sembra loro ingiusto, lo stesso che si vuole imporre ora alla Grecia: «Non è giusto aumentare l'età pensionabile per tutti perché in questo modo sono i giovani a pagare», ammette il democristiano Arrie Vies. «In Grecia l'età media per la pensione era 55 anni: uno scandalo che ne spiega la scarsa produttività. E ora sono i giovani a pagare; l'età pensionabile andrebbe aumentata solo ai vecchi», incalza il giovane centrista. «Il cuore della questione», spiega Kees Aarts, politologo all'Università di Twente, «è che il debito accumulato deve essere risanato nei prossimi venti anni, dieci o cinque» . Per cui, aggiunge Van den Bos, per Wilders «queste elezioni andranno male». A suo avviso «Wilders ha esagerato la questione islamica e il vandalismo: gli elettori sono coscienti del problema, ma sanno anche che Job Cohen potrebbe affrontare il problema senza slanci islamofobi».
Fernando Navarro Sordo
Europa451