Fátima Mohamed Kaddur è originaria di Melilla, enclave spagnola in Marocco a grande maggioranza mussulmana. Vive, ed è consigliere comunale (fino a due giorni fa del Partito Popolare spagnolo, ora nel gruppo misto) di Gines, un comune in provincia di Siviglia con poco più di 12mila abitanti. Già due anni fa è stata al centro dell'attenzione mediatica in seguito a una polemica nata con Mariano Rajoy, segretario nazionale del Partito Popolare spagnolo. Quest'ultimo aveva lanciato l'idea di “regolamentare” il velo in Spagna sul modello francese dove, come tutti gli altri segni religiosi, è vietato a scuola così come nelle funzioni statali. In quell'occasione Mohamed Kaddur si era esposta contro Rajoy al grido di «il velo è integrazione». All'epoca era sicura che il Pp l'avesse capita: «Nel mio partito mi sento integrata, rispettata e voluta. Quando si sente dire che il Pp è razzista è semplicemente una menzogna». Mercoledì 5 maggio Mohamed Kaddur ha abbandonato il Pp: «Due anni fa dicevo che non c'era nessun problema nel mio Partito riguardo al velo. Bhé, era una menzogna. Mi chiamarono dal Partito, dopo un'intervista al quotidiano spagnolo Publico.es, dicendomi “basta interviste sul velo”. Da quel momento mi sono sentita messa sotto veto e discriminata. Non venivo avvisata, non mi tenevano in considerazione per nulla. I dirigenti del Partito non volevano parlare con me. Dopo la storia di Najwa e le dichiarazioni dei dirigenti della Provincia di Madrid (del Pp) mi sono detta: “Me ne vado, non posso più dividere degli ideali con questa gente”».
Mohamed Kaddur si riferisce al caso di Najwa Malha, 16 anni, espulsa un mese fa dall'istituto Camilo José Cela, a Pozuelo de Alarcón, provincia di Madrid, perché porta il velo islamico. La decisione è stata presa sulla base del regolamento dell'Istituto, che vieta di portare in classe qualsiasi “gorras”, “berretta”, che copra la testa. A Najwa è stata poi trovata un'altra scuola disposta ad accoglierla, ma la polemica sta facendo discutere la Spagna, soprattutto in un momento in cui il Belgio vieta il burqa e laFrancia ha una legge quasi pronta. In seguito a questo episodio, che definisce «la goccia che ha fatto traboccare il vaso», si è dimessa.
«Dopo l'intervista a Pubblico.es ho aspettato che qualcuno facesse un passo verso di me. Mi hanno usato, si sono fatti fare delle foto con me per vendere l'integrazione. E ora mi gettano via. E ora lo dico pubblicamente. Per ora continuerò a fare politica, integrando il gruppo misto, ma sono aperta ad ogni tipo di proposta, anche se per ora non ho incontrato e non ha discusso con nessun altro partito».
Cosa pensa della polemica europea su velo e sul burqa?
«Io parlo a partire dalla Spagna, dove la Costituzione non menziona il divieto del velo e dove, anzi, tutela la libertà religiosa. Non sono d'accordo con il burqa, ma preferisco non entrare nella polemica perché è una cosa che non conosco e che non fa parte della mia cultura. Quello che sto dicendo, semplicemente, è che quello che porto (hijab, ndr) è un simbolo delle mie radici, della mia identificazione, della mia cultura. Per questo lo difendo e per questo appoggio Najwa».
Pensa che all'interno del Pp ci siano tendenze islamofobe o razziste?
«No, quello che c'è è dell'ignoranza riguardo all'hijab: non si tratta di un simbolo di sottomissione all'uomo. Una volta solo schiavi e prostitute mostravano il loro corpo, e quest'uso è stato raccolto dalle scritture religiose mussulmane. L'hijab oggi significa solo sottomissione a Dio, non ha niente a che fare con gli uomini».
Pensa che la fede mussulmana sia realmente compatibile con l'adesione a un partito di radici cattoliche come il Partito Popolare?
«Aborro confondere la politica con la religione. E ho sempre evitato di definirmi policamente in maniera religiosa. Ho sempre rispettato le altre religioni e non chiedo nient'altro che lo stesso nei miei confronti».
Bisognerebbe creare anche in Spagna un partito islamico che rappresenti gli interessi dei mussulmani?
«Esiste già (Renacimiento y Unión, ndr) e si presenteranno alle elezioni municipali del 2011 e alle nazionali del 2012. Per ora non ho considerato la possibilità di militare in questo partito. Ho bisogno di tempo per riflettere al mio futuro politico, sapendo che è questo quello che voglio: restare in politica».
Fernando Navarro Sordo e Francesca Barca
Europa451
Qui l'intervista fatta a Mohamed Kaddur nel 2008.
Le foto sono di Bénédicte Salzes.
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