Il quotidiano francese Le Monde ha intervistato Joshua Stacher, ricercatore all'università di Kent (Ohio) a proposito del comportamento che i Fratelli Mussulmani stanno tenendo in Egitto. Perché la confraternita ha aspettato tanto per perdere parte ufficialmente alle rivolte?
Il quotidiano francese Le Monde ha intervistato Joshua Stacher, ricercatore all'università di Kent (Ohio) a proposito del comportamento che i Fratelli Mussulmani stanno tenendo in Egitto. Il quotidiano si chiede perché la confraternita abbia aspettavo quattro giorni per unirsi ufficialmente alle manifestazioni: secondo Stacher, se i Fratelli Mussulmani si fossero uniti immediatamente alle proteste l'Occidente non avrebbe esitato ad appoggiare il regime di Mubarak nel controllare le rivolte. Probabilmente non si sono resi conto immediatamente della grandezza della rivolta in corso e, una volta capito che Mubarak può veramente essere cacciato, si sono fatti avanti, ma senza apparire come leader per non inficiare le possibilità del movimento . Secondo lo studioso, quello che la confraternita sta tenendo è un atteggiamento estremamente pragmatico: i Fratelli Mussulmani non vogliono essere alla testa di un Governo e non presenteranno un candidato a delle eventuali elezioni presidenziali per non rischiare di mettere l'Egitto in una posizione di isolamento diplomatico proprio ora che si presenta per il Paese – e lo hanno capito – una reale opportunità di cambiamento. I Fratelli Mussulmani vogliono partecipare alla vita politica, senza che questo comprometta lo statuto internazionale dell'Egitto: secondo Stacher se un processo di democratizzazione si metterà realmente in atto è probabile che le voci più radicali del movimento si facciano più discrete, mentre a quelle più pragmatiche potrebbero venir affidati degli incarichi e, addirittura, potrebbero formarsi in partito come è stato per il Akp (Partito per la Giustizia e lo Sviluppo) in Turchia.
Qui l'articolo completo de Le Monde.
Francesca Barca
Europa451
Sullo stesso argomento leggi anche:
Egitto: le manifestazioni si fermano per la preghiera
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Tunisia: la censura sul Web
Burka Woman: satira dal Pakistan
Il quotidiano francese Le Monde ha intervistato Joshua Stacher, ricercatore all'università di Kent (Ohio) a proposito del comportamento che i Fratelli Mussulmani stanno tenendo in Egitto. Il quotidiano si chiede perché la confraternita abbia aspettavo quattro giorni per unirsi ufficialmente alle manifestazioni: secondo Stacher, se i Fratelli Mussulmani si fossero uniti immediatamente alle proteste l'Occidente non avrebbe esitato ad appoggiare il regime di Mubarak nel controllare le rivolte. Probabilmente non si sono resi conto immediatamente della grandezza della rivolta in corso e, una volta capito che Mubarak può veramente essere cacciato, si sono fatti avanti, ma senza apparire come leader per non inficiare le possibilità del movimento . Secondo lo studioso, quello che la confraternita sta tenendo è un atteggiamento estremamente pragmatico: i Fratelli Mussulmani non vogliono essere alla testa di un Governo e non presenteranno un candidato a delle eventuali elezioni presidenziali per non rischiare di mettere l'Egitto in una posizione di isolamento diplomatico proprio ora che si presenta per il Paese – e lo hanno capito – una reale opportunità di cambiamento. I Fratelli Mussulmani vogliono partecipare alla vita politica, senza che questo comprometta lo statuto internazionale dell'Egitto: secondo Stacher se un processo di democratizzazione si metterà realmente in atto è probabile che le voci più radicali del movimento si facciano più discrete, mentre a quelle più pragmatiche potrebbero venir affidati degli incarichi e, addirittura, potrebbero formarsi in partito come è stato per il Akp (Partito per la Giustizia e lo Sviluppo) in Turchia.
Qui l'articolo completo de Le Monde.
Francesca Barca
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