Foto: JSL
Ogni volta che si parla di Bielorussia, le notizie che sentiamo non sono delle migliori: tra le ultime polemiche la repressione della minoranza polacca e le leggi contro la libertà d'espressione su Internet. Nell'autunno 2008 abbiamo incontrato a Varsavia un membro dell'opposizione democratica, Alexander Milinkevich. Non ancora pubblicate, le frasi di questo vincitore del premio Sakharov (nel 2006) restano d'attualità.
Contesto: autunno 2008, qualche settimana dopo le elezioni legislative “controllate” durante le quali l'opposizione democratica non ha ottenuto alcun seggio nonostante abbia fatto campagna. Tutti i seggi sono andati al Presidente Alexander Lukashenko, al potere dal 1994.
L'Unione europea è cosciente della necessità di un'evoluzione positiva per la Bielorussia, ma si concentra comunque solo su tre aspetti: liberazione dei prigionieri politici, libertà dei mezzi di comunicazione e elezioni democratiche. Per Alexandre Milinkevich, leader dell'opposizione, il risultato di queste azioni è piuttosto all'acqua di rose: “Per quel che riguarda la liberazione dei prigionieri, il 2008 è stato un anno piuttosto buono, visto che otto oppositori sono stati liberati. Ma per quanto riguarda i media non è stato fatto nessun progresso. Se il potere rispettasse le dodici condizioni poste dall'Ue allora sarebbe la sua fine”.
Alexander Milinkevich/wikipedia
Ciononostante il leader dell'opposizione resta ottimista: “Queste elezioni hanno permesso di incontrare persone nel Paese, di discutere con loro, di parlare della loro situazione. Abbiamo sfruttato questa possibilità per combattere la paura. Prima il 30% delle persone pensava che le elezioni non fossero democratiche, oggi si parla del 60%”. Secondo lui una Rivoluzione arancione come quella in Ucraina sarà possibile solo quando la gente smetterà di aver paura: “Bisogna che le persone diventino dei cittadini. Solo in quel momento potremmo distruggere il potere”.
Allo stesso tempo quello che preoccupa Milinkevich è la minaccia russa che pesa sul Paese: “Il mio Paese è in pericolo. In due anni la Bielorussia potrebbe sparire per ragioni economiche”. Questo timore, che in Europa non si sente evocare spesso, ha però dei fondamenti:”Il Presidente bielorusso ha fatto a lungo credere a Mosca che voleva un'unione con la Russia. Questo gioco gli ha permesso di avere prezzi molto vantaggiosi sul gas e privilegi per la popolazione. Solo che oggi al Cremlino hanno capito che Lukashenko non accetterà mai un'unione”. In risposta la Russia ha quindi aumentato i prezzi del gas, forzando Minsk a indebitarsi per oltre cinque milioni di dollari. “E questo debito aumenterà ancora, perché l'economia non è stata modernizzata e dobbiamo ancora importare del gas. C'è il rischio che il nostro Paese si ritrovi in un protettorato russo negli anni a venire”.
Ed è proprio questa situazione a spiegare l'avvicinamento che il potere in carica sta facendo verso l'Ue, alla ricerca di un contrappeso alla Russia. “Se riuscissimo a modernizzare l'economia e a bloccare la crisi economica, si potrebbero profilare anche dei cambiamenti politici. Per questo non penso che le sanzioni economiche conto la Bielorussia siano sbagliate. Oltretutto possono servire al potere in carica per trovare un capro espiatorio per la crisi e fare dell'Unione europea un nemico per il nostro paese”. Per questo Alexandre Milinkevich sostiene piuttosto delle sanzioni mirate contro il potere che possano “essere aggiustate facilmente secondo gli avanzamenti del processo di democratizzazione”.
Jean-Sébastien Lefebvre
Europa451