Lunedì 11 aprile i membri della Haute Instance pour la réalisation des objectifs de la révolution, de la réforme politique et de la transition démocratique (Alta istanza per la realizzazione degli obiettivi della Rivoluzione, della Riforma politica e della transizione democratica), presieduta da Yadh Ben Achour, hanno adottato la parità uomo-donna per le elezioni dell'Assemblea Costituente del 24 luglio. L'emendamento all'articolo 16 del decreto legislativo sull'elezione della Costituente, benché dopo un lungo dibattito, è stato adottato a grande maggioranza e accolto dagli applausi. Cosa cambia? Nella presentazione delle candidatura si dovrà tener conto della parità uomo-donna e le liste stesse dovranno essere composte secondo il principio dell'alternanza, pena la cancellazione.
Quella dell'11 aprile è anche una vittoria per il Groupe d’appui à la parité, coordinato da Faïza Zouaoui Skrandani, scrittrice e militante tunisina che ha pubblicato il Manifesto della Parità sulla sua pagina Facebook: «La società tunisina è composta al 50% di persone di sesso femminile. Oggi le donne sono la maggioranza in molti settori: magistratura, insegnamento, medicina... Benché esse siano eleggibili dal 1957 siamo di fronte a un paradosso tra le potenzialità reali delle donne e la loro rappresentanza nei luoghi dove si prendono le decisioni politiche, sociali, economiche e culturali. La percentuale di rappresentanza arriva appena al 10%».
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Questa norma non è da confondere con il diritto di voto alle donne, istituito nel Paese nel 1957 con il Code du statut personnel (Csp) che Bourguiba promulgò dopo l'indipendenza del Paese. Si trattò per l'epoca, e resta valido tutt'ora, di uno dei codici di famiglia più avanzati della regione: il Csp aboliva la poligamia, istituiva il divorzio legale e rendeva il matrimonio legale solo con il mutuo consenso dei due sposi. Negli anni Ottanta, tuttavia, il codice si è scontrato con la mentalità conservatrice e resta, per questo motivo, un tentativo non veramente arrivato a termine, soprattutto perché non tocca la questione dell'eredità, che è il grande problema non solo della Tunisia, ma di tutto il Maghreb, e il grande ostacolo all'emancipazione della donna. Perché? Perché il controllo dell'eredità significa, semplicemente, indipendenza.
Le polemiche sulla parità
Dopo il voto della Haute Instance pour la réalisation des objectifs de la révolution sono iniziate le polemiche. La parità è veramente un vantaggio? È già uscita la notizia secondo la quale in alcune regioni non ci saranno sufficienti donne per presentare le liste elettorali, che la legge è troppo avanti rispetto alla mentalità della Tunisia. Per questi motivi in molti, compreso il Primo Ministro, Béji Caïd Essebsi, hanno proposto di abbassare dal 50 al 30% la soglia della legge, cosa che da molti (e soprattutto molte) è considerato inaccettabile.
«Dopo l'annuncio del voto del 11 aprile si è realizzata di nuovo una prima mondiale in questo piccolo Paese che è la Tunisia. E subito rieccoci tornare indietro. All'improvviso si sa che in alcune regioni le liste rischiano di essere annullate a causa di un numero insufficiente di donne. Vorrei che mi si chiarisse quali sono queste regioni. Le donne sono state consultate? Nessuno sa ora chi si presenterà, a meno che i partiti, avendo già contato il numero di donne che intendevano presentare, non si siano sentiti in pericolo. E già si parla di abbassare la percentuale dal 50 al 30%. Si tratta per caso di una manovra per confondere le acque? Si cerca di rivedere alcuni articoli del decreto legge quando, in realtà, lo scopo è rivedere l'articolo 15 che esclude le persone che avevano posti di responsabilità nel Rcd (il Partito di Ben Alì, ndr)?», dice Leila Baccouche, del gruppo di sostegno alla democrazia paritaria, Associazione Association Moussawat Wa Tanassof.
Baccouche solleva questa polemica per un motivo preciso: lo stesso decreto contiene diverse disposizioni: il finanziamento ai partiti, la parità uomo-donna e l'esclusione, appunto, del personale politico che era parte del Governo di Ben Ali e i responsabili dell'ex- Rdc (Rassemblement Constitutionnel Démocratique).
Una prossima riunione del Consiglio dei Ministri discuterà di tutto questo venerdì 22 aprile prossimo.
Francesca Barca
Europa451