Wouter Bos e Camiel Eurlings erano due astri nascenti della scena politico olandese: il Primo leader del Partito Laburista e Ministro delle Finanze, il secondo Ministro dei Trasporti per i Cristiano Democratici. Entrambi giovani e all'apice della carriera. Entrambi hanno lasciato la politica prima delle elezioni olandesi del prossimo 9 giugno. Per quale motivo? Per dedicarsi alla famiglia e a una vita più rilassata. Un calcolo politico o un nuovo trend?
«Lo sapevate che il Papa si è dimesso? Ha deciso di dedicarsi ai suoi figli!» è diventata la battuta più popolare in Olanda negli ultimi mesi. Perché? La campagna elettorale che finirà il 9 giugno sarà senza di loro: Wouter Bos (ex vice Primo Ministro e leader del Partito laburista, 47 anni) e Camiel Eurlings (ex Ministro dei trasporti e deputato del Partito Cristiano-Democratico, 37 anni) hanno deciso, lo scorso marzo, di ritirarsi dalla politica lasciando il posto a leader più anziani come Job Cohen (ex sindaco di Amsterdam, nuovo leader laburista) e Jan-Peter Balkenede (ex Primo Ministro e nuovo leader della Cda). Per entrambi si è trattato di scelte personali: il desiderio di stare accanto alla moglie e allevare i figli. Per molti la scelta è stata una sorpresa, soprattutto perché si tratta di due personaggi che già si detenevano incarichi chiave e con grandi possibilità.
Progressisti o conservatori?
«Venti anni fa una decisione del genere sarebbe stata impensabile, ma oggi la società sta cambiando», dice Van den Bos, ex deputato olandese, ora al Parlamento europeo per il Partito liberale D66. «Non è così lontano dalla realtà pensare che non si può condurre una vita politica a quel livello e avere anche una famiglia. Si tratta di settimane lavorative di 70-80 ore: anche nel poco tempo libero che ti resta continui a pensare al lavoro. Non è possibile lavorare nella politica e starne fuori, anche solo per un giorno». Per il politologo olandese Kees Aarts una decisionedi questo tipo non va affatto vista sotto l'angolo del conservatorismo: non si tratta di un ritorno ai valori famigliari in un contesto – simile a quello dei vicini europei – in cui la famiglia tradizionale si sta sgretolando. Si tratterebbe, invece, di «una tendenza progressista, perché post-materialista». Anche il leader dei Verdi, Henk Najhof si tratta di una buona notizia perché è un segno di come «il lavoro non è la sola cosa per la quale nutrire ambizione». Potrebbe anche essere un buon momento per permettere alle donne di irrompere nella scena politica nazionale, dove non sono ancora troppo presenti. «Non si può certo dire che l'Olanda sia all'avanguardia per la presenza delle donne in politica: nessuna donna è ancora stata a capo di un grande partito», sottolinea Kees Aarts. Anche se sembra che le cose stiano cambiando: alle ultime elezioni europee gli olandesi sono stati gli unici ad eleggere più donne che uomini al Parlamento europeo. Anche la generazione più giovane riconosce che «la nostra cultura politica è sempre stata sessista, anche se le donne stanno cominciando ad arrivare al potere, soprattutto nelle zone rurali e a livello locale dove è più facile conciliare famiglia e lavoro. E i partiti stanno cercando di usare questa “femminilizzazione” ora che la politica sta diventando meno ideologica e più di immagine. Ora, avere una donna, magari bionda, su un cartello elettorale è un più», ha commentato Vies Arrie, portavoce per i giovani democristiani. Ma quale sarà l'occupazione di questi due leader politici una volta ritirati? Difficile pensare che passeranno la giornata ad occuparsi dei bambini: «Eurlings tornerà probabilmente al settore privato. Come Wouter Bos potrebbe tornare a lavorare per Shell. Addirittura c'è chi parla di una possibilità come Governatore della Banca Centrale dei Paesi Bassi», dice Kees Aarts. E, comunque, questo ritiro dalla politica non è in alcun modo definitivo, ed era stato preparato da tempo: «Nel caso di Wouter Bos le voci di una trattativa con Cohen giravano già da tempo, e ben prima dell'organizzazione delle elezioni», dice Van den Bos. «Si tratta anche di una decisione tattica: non c'è nulla di meglio che presentarsi tra pochi anni con una nuova verginità politica e l'aura di aver saputo fare una scelta come quella della famiglia. È un modo per guadagnare voti: sicuramente quelli delle donne e delle persone anziane. In ultima analisi non mi stupirebbe che questa scelta sia data al 50% da calcolo politico e al 50% da motivi personali. Una volta che si entra in politica si diventa dipendenti».
Fernando Navarro Sordo
Europa451
Leggi il nostro dossier sulle elezioni in Olanda
«Lo sapevate che il Papa si è dimesso? Ha deciso di dedicarsi ai suoi figli!» è diventata la battuta più popolare in Olanda negli ultimi mesi. Perché? La campagna elettorale che finirà il 9 giugno sarà senza di loro: Wouter Bos (ex vice Primo Ministro e leader del Partito laburista, 47 anni) e Camiel Eurlings (ex Ministro dei trasporti e deputato del Partito Cristiano-Democratico, 37 anni) hanno deciso, lo scorso marzo, di ritirarsi dalla politica lasciando il posto a leader più anziani come Job Cohen (ex sindaco di Amsterdam, nuovo leader laburista) e Jan-Peter Balkenede (ex Primo Ministro e nuovo leader della Cda). Per entrambi si è trattato di scelte personali: il desiderio di stare accanto alla moglie e allevare i figli. Per molti la scelta è stata una sorpresa, soprattutto perché si tratta di due personaggi che già si detenevano incarichi chiave e con grandi possibilità.
Progressisti o conservatori?
«Venti anni fa una decisione del genere sarebbe stata impensabile, ma oggi la società sta cambiando», dice Van den Bos, ex deputato olandese, ora al Parlamento europeo per il Partito liberale D66. «Non è così lontano dalla realtà pensare che non si può condurre una vita politica a quel livello e avere anche una famiglia. Si tratta di settimane lavorative di 70-80 ore: anche nel poco tempo libero che ti resta continui a pensare al lavoro. Non è possibile lavorare nella politica e starne fuori, anche solo per un giorno». Per il politologo olandese Kees Aarts una decisionedi questo tipo non va affatto vista sotto l'angolo del conservatorismo: non si tratta di un ritorno ai valori famigliari in un contesto – simile a quello dei vicini europei – in cui la famiglia tradizionale si sta sgretolando. Si tratterebbe, invece, di «una tendenza progressista, perché post-materialista». Anche il leader dei Verdi, Henk Najhof si tratta di una buona notizia perché è un segno di come «il lavoro non è la sola cosa per la quale nutrire ambizione». Potrebbe anche essere un buon momento per permettere alle donne di irrompere nella scena politica nazionale, dove non sono ancora troppo presenti. «Non si può certo dire che l'Olanda sia all'avanguardia per la presenza delle donne in politica: nessuna donna è ancora stata a capo di un grande partito», sottolinea Kees Aarts. Anche se sembra che le cose stiano cambiando: alle ultime elezioni europee gli olandesi sono stati gli unici ad eleggere più donne che uomini al Parlamento europeo. Anche la generazione più giovane riconosce che «la nostra cultura politica è sempre stata sessista, anche se le donne stanno cominciando ad arrivare al potere, soprattutto nelle zone rurali e a livello locale dove è più facile conciliare famiglia e lavoro. E i partiti stanno cercando di usare questa “femminilizzazione” ora che la politica sta diventando meno ideologica e più di immagine. Ora, avere una donna, magari bionda, su un cartello elettorale è un più», ha commentato Vies Arrie, portavoce per i giovani democristiani. Ma quale sarà l'occupazione di questi due leader politici una volta ritirati? Difficile pensare che passeranno la giornata ad occuparsi dei bambini: «Eurlings tornerà probabilmente al settore privato. Come Wouter Bos potrebbe tornare a lavorare per Shell. Addirittura c'è chi parla di una possibilità come Governatore della Banca Centrale dei Paesi Bassi», dice Kees Aarts. E, comunque, questo ritiro dalla politica non è in alcun modo definitivo, ed era stato preparato da tempo: «Nel caso di Wouter Bos le voci di una trattativa con Cohen giravano già da tempo, e ben prima dell'organizzazione delle elezioni», dice Van den Bos. «Si tratta anche di una decisione tattica: non c'è nulla di meglio che presentarsi tra pochi anni con una nuova verginità politica e l'aura di aver saputo fare una scelta come quella della famiglia. È un modo per guadagnare voti: sicuramente quelli delle donne e delle persone anziane. In ultima analisi non mi stupirebbe che questa scelta sia data al 50% da calcolo politico e al 50% da motivi personali. Una volta che si entra in politica si diventa dipendenti».
Fernando Navarro Sordo
Europa451
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