©European Parliament/Pietro Naj-Oleari
Nonostante il Trattato di Lisbona sia entrato in vigore il nazionalismo continua a farla da padrone in Europa. La baronessa Ashton resta nel “Paese delle meraviglie” e Berlusconi da prova di incontinenza verbale.
Israele nell'Ue, la Turchia sarà per la prossima volta: “Il mio più grande sogno è di vedere Israele nell'Ue” è la dichiarazione di Silvio Berlusconi durante la sua visita in Israele la prima settimana di febbraio. Una dichiarazione assolutamente fuori luogo, con la sola intenzione di compiacere il Governo di Netanyahu e aumentare gli affari italiani nella regione. L'Italia, infatti, attraversa una crisi delle esportazioni da oltre 15 anni. Silvio Berlusconi dovrebbe, comunque, misurare di più le conseguenze delle sue dichiarazioni in Europa. Esistono già un Commissario all'allargamento e un responsabile degli Affari Esteri, che proprio di cose del genere si devono occupare, e proprio per evitare casi diplomatici o, peggio, alimentare false speranze. In più, la Turchia, eterna candidata ad entrare nell'Ue, pensa che il suo caso debba essere considerato una priorità. Il Primo Ministro turco, Erdogan, ha appena rinnovato l’impegno storico della Turchia nell’Ue: «Che piaccia no alla Francia e alla Germania – perché temono di perdere influenza all’interno dell’Ue – noi restiamo fermi nella nostra volontà di entrare a far parte dell’Unione».
Ashton: un fantasma coloniale
Giorno dopo giorno i media europei confermano la tesi secondo la quale l’Ue avrebbe commesso un grave errore nominando l’inglese Ashton come responsabile degli Affari Esteri e Vicepresidente della Commissione. “Non posso essere ovunque”, ha dichiarato la settimana scorsa ai giornalisti che le hanno domandato a proposito di Haiti. Ovviamente non si può chiedere ai politici di avere il dono dell’ubiquità, ma sarebbe auspicabile che abbiano almeno il dono della solidarietà, anche se solamente simbolico. Hillary Clinton in 48 ore era a Port au Prince; l’Ue, che in termini di aiuti umanitari è leader mondiale, non ha visto il suo rappresentante degli Esteri in un’occasione così drammatica come quella di Haiti.
In oltre, la Aston, invece di mandare ad Haiti il Ministro degli Esteri spagnolo, Miguel Ángel Moratinos, ha mandato quello francese, Bernard Kouchner, rappresentante dell’ex potenza coloniale. E questo, nonostante la Presidenza spagnola dell’Ue stia cercando di dare il maggior rilievo possibile ai nuovi posti di direzione che sono sorti con il Trattato di Lisbona. Ancora una volta il “paternalismo post-coloniale” europeo si fa sentire e, non meno importante, è una prova che gli inglesi hanno preteso una carica così rilevante in Europa per poter mantenere il monopolio nel dialogo con gli Usa.
Fernando Navarro Sordo
Europa451