Dopo otto anni di negoziati, la Croazia ha completato il suo percorso e riempito tutti i requisiti per entrare nell'Unione europea: lotta alla corruzione, difesa dei diritti umani e un sistema giudiziario forte e indipendente. Per questo verso la Croazia la Ue non si comporterà come con la Romania e la Bulgaria, due paesi per i quali aveva imposto una clausola di “sicurezza” che permetteva di ritirare l'adesione qualora i la lotta contro la corruzione non fosse stata sufficientemente efficace. «Confidiamo al 100% nelle capacità della Croazia», ha detto il portavoce della presidenza polacca Ue.
Ciononostante il fantasma della corruzione “quasi istituzionalizzata” resta una macchia per i Paesi che sono sorti dallo smembramento del blocco sovietico e della (ex) Jugoslavia. A questo proposito pesa ancora la storia di Ivo Sanader, ex Primo Ministro del partito Unione Democratica Croata (Hdz) che è stato arrestato per corruzione e riciclaggio di denaro per somme che arrivano a 15 milioni di euro.
Il processo di adesione del Paese verrà finalizzato in dicembre, con la firma dei trattati. A questo seguiranno 18 mesi di “stand by” durante i quali tutti i ventisette Paesi membri dell'Ue dovranno ratificare l'adesione del nuovo Paese. Al momento non si sono manifestati Paesi contrari all'adesione della Croazia, ma un anno e mezzo è un periodo lungo, se pensiamo ai conflitti recenti tra Grecia e Germania o tra Francia e Repubblica Ceca a proposito del Trattato di Lisbona. Nello stesso periodo sono anche previste le elezioni in Croazia.
Fernando Navarro Sordo
Europa451