Durante il ciclo completo di una centrale nucleare esistono una serie di costi che, in regola generale, non pesano sugli operatori privati e, per questo motivo, non si ripercuotono nel mercato e nella fattura del consumatore. Questo costi hanno spesso a che fare con la gestione delle scorie radioattive, con i costi di sicurezza in caso di incidente e con quelli relativi allo smantellamento di un impianto in disuso.
In Europa di solito sono le amministrazioni pubbliche che si assumono questi costi, che in genere sono molto alti. «Se questi costi fossero compresi nel costo di produzione dell'energia nucleare è molto probabile che ne risentirebbe la competitività», avverte l'eurodeputato verde Michail Tremopoulos. Per esempio, l'autorità britannica incaricata dello smantellamento delle centrali obsolete, la Nuclear Decommissionning Authority, valuta nel suo rapporto annuale 2009/2010 costi futuri per 44,5 milioni di sterline.
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In Europa si sta facendo sempre più strada un principio: “Chi contamina, paga”. Questo verrà applicato al trasporto e all'industria in generale, che forzerà da ora in avanti gli operatori produttori di energia nucleare a pagare la fattura dei costi marginali sopra citati. Ovviamente gli operatori, di conseguenza, ammortizzeranno questi costi facendoli pagare al consumatore finale che si renderà finalmente conto del prezzo reale dell'energia nucleare. La cosa toccherà particolarmente i Paesi che hanno goduto di energia nucleare sovvenzionata, come Francia, Finlandia o Regno Unito.
Il 25 maggio scorso Günter Öttinger ha anche annunciato che è stato trovato un accordo sui test nucleari in Europa: si prevedono prove contro grandi catastrofi naturali in tutti i Paesi Ue per verificare la tenuta degli impianti presenti sul territorio europeo.
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