Nello scorso marzo Francia e Regno Unito sono arrivati ad un accordo storico: mettere insieme le risorse militari per diminuire i costi e cooperare, sul piano internazionale, nella partecipazioni a interventi o missioni di pace. Gli accordi firmati da Cameron e Sarkozy prevedono, tra le altre cose, la condivisione nell’uso delle portaerei, la formazione di una brigata comune con diecimila soldati e un grosso sostegno navale e aereo.
Prima dell'estate, Catherine Ashton, Alto rappresentante per gli affari esteri e la politica di sicurezza dell'Ue, aveva annunciato che avrebbe nominato un responsabile che avrebbe dovuto occuparsi della formazione di un ipotetico esercito europeo, così come previsto dal Trattato di Lisbona.
Il 2 settembre scorso cinque paese europei (Francia, Italia, Germania, Polonia e Spagna) hanno inviato una lettera alla baronessa Ashton per chiedere di valutare le «opzioni legali e istituzionali per sviluppare una politica comune di sicurezza e difesa, compresa la possibilità di creare una struttura di cooperazione permanente», possibilmente prima dell'autunno.
«Le rivolte nel mondo arabo, la crisi economica e l'instabilità globale chiedono che la risposta dell'Unione europea sia credibile», dicono i firmatari dell'accordo. Per ora la proposta della Ashton di inviare in Libia una missione umanitaria “europea” non ha avuto risposta.
Gli Stati Uniti sperano che l'Europa aumenti la sua implicazione nei conflitti internazionali ma un'iniziativa come quella di cui sopra vede il blocco dell'Inghilterra. Il ministro degli Esteri inglese, William Hague, afferma che non accetterà la creazione di un esercito europeo perché non serve a nulla duplicare strutture come quelle della Nato.
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